
Noto anche come parco Oraziano o Campaglione, il Parco dell’Olivo di Venafro nasce per promuovere e conservare l’olivicoltura tradizionale mediterranea, che ha proprio a Venafro il suo cuore antico.

Per i Romani l’olio prodotto a Venafro era addirittura il più pregiato dell’impero e nessun luogo al mondo coltivato a olivo può vantare simili tradizioni e citazioni letterarie.

L’Olivo di Venafro, difatti, da secoli caratterizza le pendici dei monti Corno e Santa Croce, primi contrafforti delle Mainarde, il massiccio montuoso calcareo al confine fra Lazio e Molise. Gli olivi monumentali del Parco dell’Olivo di Venafro sono tra i più significativi del territorio italiano, tanto da essere stati inseriti tra i venti patriarchi arborei d’Italia nel 2011.

Nel territorio del Parco dell’Olivo di Venafro ricadono diverse varietà, tra cui alcune rare come l’aurina, la rossuola, l’olivastro dritto e l’olivastro d’aprile. Queste ed altre specie sono studiate e tutelate all’interno del primo parco regionale del Molise, che è anche il posto dove ammirare resti archeologici come i terrazzamenti in opera poligonale, i resti dell’acquedotto del teatro di epoca romana e della piccola chiesa della Madonna della Libera. L’area del parco è molto interessante anche dal punto di vista naturalistico: le rupi calcaree a strapiombo ospitano numerose specie di rapaci come il lanario e la poiana.
